Dal sito de La Ricerca
Siamo giunti alla trentottesima Giornata mondiale contro la droga, e allora hashtag: #ascoltami davvero, come chiedono a gran voce i giovani che soffrono di un manifesto disagio relazionale e pagano le conseguenze di un dialogo con il mondo adulto che fa acqua da tutte le parti. Lo hanno ribadito anche alcune studentesse piacentine intervenute recentemente ad un convegno di esperti sulla questione educativa. E ora La Ricerca, che quel convegno l’ha organizzato, rilancia la richiesta ponendola anche in modalità social come sottotitolo alla 38sima Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di stupefacenti, perché è su questo punto che vuole focalizzare l’attenzione nella convinzione che a fronte di un malessere diffuso – “Non solo tra gli adolescenti, ma anche tra noi adulti” – di ascolto ce ne sia un gran bisogno. “Bisogna impegnarsi a rimettere al centro la vicinanza umana, le relazioni tra le persone, l’ascolto come cura. Assistiamo ad un malessere esistenziale che è generalizzato – ribadiscono gli operatori La Ricerca attivi sul fronte dei giovani e delle famiglie in difficoltà – Il consumo di sostanze, il ricorso a psicofarmaci, all’alcol, la dipendenza da gioco d’azzardo ne sono i sintomi più evidenti”.
Quindi giovedì 26 giugno Fondazione La Ricerca aprirà a un confronto pubblico con una giornata, anzi un pomeriggio – dalle 18 a sera inoltrata con apericena sulla terrazza naturale della storica comunità La Vela di Justiano, sulle colline di Pontedellolio – in cui invita a riflettere su come contrastare solitudini e individualismo dilagante alla luce di un’esperienza ultraquarantennale che fa dire con certezza: “L’ascolto è già cura. Noi scegliamo la prossimità”. Come i suoi operatori lo traducono nella concretezza della realtà di tutti i giorni, con quali modalità, lo esemplificheranno uno per uno i responsabili dei vari Servizi con cui la Fondazione è attiva sul territorio: quelli che operano sul fronte educativo (“In un anno abbiamo raggiunto più di 700 ragazzi e ragazze dai 12 ai 22 anni”), gli specialisti dell’ascolto dell’Area Arca rivolta a giovani e adulti in difficoltà, quelli dei percorsi per adulti fragili (con problematiche psichiatriche), o per donne in difficoltà, o al fianco di detenuti (Carcere-lavoro) e delle famiglie prese nel vortice del Gioco d’azzardo Patologico, oltre ai direttori delle cinque strutture terapeutiche (recupero tossicodipendenti La Vela, accoglienza madri in difficoltà con bambini Luna stellata e Stella del Mattino, accoglienza persone in hiv-aids Casa Don Venturini e accoglienza persone con comorbilità psichiatrica Emmaus).
“La relazione è il nostro strumento di lavoro” sintetizza la coordinatrice dei Servizi, Anita Barbieri, pacata, sorriso dolcissimo della comprensione: “Ci mettiamo al fianco delle persone, per condividere il cammino di ripresa. Questo stare con l’altro, fare con, funziona sempre, l’esperienza di relazione vissuta nei nostri percorsi riabilitativi cambia le persone e le cambia in meglio”.
Dunque la costruzione di relazioni è la colonna portante dei piani educativi e riabilitativi La Ricerca, “un antidoto a questo mondo in cui è difficile stare, in cui ci troviamo a vivere di corsa, che ti vuole sempre al massimo della performance, competitivo, stressante, dove il ricorso alle sostanze viene vissuto come normalità, la cocaina per sentirti più in forma o marijuana, per rilassarti diventano l’additivo che t’ingabbia in una condizione non autentica e illusoria dove non sei più te stesso e ti perdi”. E così nelle strutture La Ricerca trovano aiuto sempre più frequentemente anche liberi professionisti, medici, avvocati, insegnanti… Dodici, al momento, gli ospiti della comunità terapeutica per tossicodipendenti La Vela: “un percorso deve durare in media dai 12 ai 18 mesi, cosa che spesso condiziona chi poi deve rientrare nel circuito frenetico della normalità, che non ammette tregua”.
Facendo un salto indietro dalla comunità terapeutica, che cura le conseguenze del disagio, agli sportelli dell’ascolto con cui La Ricerca è presente nelle scuole, dove si cerca di prevenire cause ed effetti di malessere esistenziale, ecco che di nuovo emerge quanto anche i giovanissimi siano sottoposti a crisi e stress dettati da una realtà sempre più competitiva, faticano a reggere le frustrazioni sia nello studio, sia nel relazionarsi in gruppo. “Alcuni finisce che si chiudono in se stessi e si isolano. Sono ragazzi molto in gamba, ma che hanno enormi difficoltà ad esistere in un contesto molto complicato. E i genitori giocoforza non hanno gli strumenti per aiutarli ad affrontare problemi che non capiscono perché sconosciuti alla loro generazione”.
E’ dunque in questo mare burrascoso di disagi, stordimenti, ansie e solitudini, subite o cercate, che
tende la mano La Ricerca, ponendosi in ascolto, offrendo momenti di dialogo: “dove ascolto vuol dire innanzitutto fermarsi, essere disposti a sentire non solo con le orecchie, quel che uno ha da dire,
affrontare insieme il disagio dell’altro.”