L’evento del 12 giugno alle ore 18,00 presso lo Spazio 360° di via Scalabrini 19, ex Santa Maria della Pace, più che una presentazione di libri sarà una conversazione tra due persone apparentemente molto distanti.
Il tutto origina all’alba del 15 dicembre del 1976 quando alcuni agenti fanno irruzione nella casa dove Walter Alasia, esponente delle Brigate Rosse vive con i genitori e il fratello. Walter Alasia viene ucciso dopo aver colpito mortalmente un vicequestore e un maresciallo.
Il terrorista era il cugino amatissimo dello scrittore Giuseppe Culicchia, il maresciallo era Sergio Bazzega, padre di Giorgio Bazzega che allora aveva due anni e mezzo.
A quarantanni di distanza, Culicchia ha scritto due libri in cui racconta le sue relazioni con la famiglia di Walter Alasia e soprattutto con il cugino, tenendosi lontano da ogni forma di giustificazione e indulgenza.
Bazzega nel frattempo si è unito al “gruppo dell’incontro”, composto da responsabili della lotta armata e da vittime di quegli anni di sangue
Un giorno Culicchia e Bazzega si incontrano e si ritrovano molto vicini.
GIUSEPPE CULICCHIA: Ci siamo conosciuti grazie a un giornalista radiofonico che aveva intervistato Giorgio. Ho ascoltato quell’intervista e ho trovato parole di comprensione verso Walter che non mi aspettavo. Gli ho scritto e abbiamo deciso di vederci. E’ stato un momento molto doloroso e molto bello: eravamo lì noi due, con i nostri morti. Mi sembrava di conoscerlo da molto tempo.
GIORGIO BAZZEGA: Quando mi hanno segnalato il libro di Giuseppe mi ci sono immerso. Ho capito subito che mi permetteva di aggiungere il pezzo che mi mancava di questa storia, quello che nessuno aveva potuto raccontarmi fino a quel momento: non Walter il terrorista ma Walter il ragazzo nella sua umanità
Bazzega oggi fa il mediatore penale, un lavoro che si collega al concetto di giustizia riparativa che coinvolge la vittima, il colpevole e la comunità. Più che tentativi di riconciliazione quello che accade sono attivazioni di percorsi di dialogo e di messa in comune di sofferenze.
A Piacenza da qualche tempo sono state attivate con molta delicatezza sperimentazioni di questo tipo a cura dell’Associazione Il Mondo di Oz in coprogettazione con Asp Città di Piacenza.