“Il telefono di Alice”, la linea telefonica per i colpiti da ictus

Al via il nuovo progetto dell’Associazione A.L.I.Ce. Emilia Romagna

Si chiama “Il telefono di Alice. Non far cadere la linea” e risponde al numero 340 2277001; è nata a Piacenza ma coinvolge tutte le 9 sedi regionali di Alice Emilia Romagna, proprio con la nostra città a fare da “capofila”.

Il COVID-19 ha costretto a sospendere tutte le attività in presenza, costringendo a ripensare le modalità con le quali l’associazione può fornire aiuto alle famiglie colpite da ictus.

Per tale motivo, dal 1° Aprile 2021 (mese prevenzione ictus) verrà attivata una linea telefonica regionale che permetterà di aiutare anche a distanza i pazienti e le famiglie colpite da ictus, fornendo loro informazioni, sostegno psicologico, e una prima assistenza concreta tramite l’invio di video-attività.

GESTIONE DELLA LINEA E CARATTERISTICHE DEL SERVIZIO

Referente del progetto regionale sarà il piacentino dott. Giuseppe Rocca già neuropsicologo di ALICe Piacenza: coordinerà un team di psicologi qualificati e formati appositamente che gestiranno la linea telefonica, garantendo la copertura del servizio 5 giorni a settimana.

La linea infatti sarà attiva dal lunedì al venerdì, dalle ore 16:00 alle ore 19:00

Uno psicologo sarà a disposizione per rispondere alle chiamate di pazienti colpiti da ictus e/o dei loro familiari/caregivers.

Al di fuori degli orari previsti, la linea sarà comunque sempre attiva 7 giorni su 7 H24, con una segreteria telefonica che consentirà di lasciare un messaggio ed essere richiamati.

L’operatore risponderà fornendo un ascolto qualificato, sarà in grado di valutare la situazione e potrà procedere secondo gli strumenti in suo possesso:

  • Fornire informazioni rimandando alla sede ALICe territoriale più vicina alla zona di provenienza dell’utente che provvederà a rispondere alle eventuali altre informazioni.
  • Fornire se necessario un primo sostegno psicologico ed eventualmente programmare nuovi colloqui con lo stesso operatore per dare continuità assistenziale
  • Inviare in base alla situazione rilevata e le richieste del paziente, video di attività cognitiva, motoria, logopedica realizzati dai professionisti della rete regionale di ALICe e l’attivazione di un servizio di monitoraggio e invio periodico di video selezionati.

Cos’è ALICe

A.L.I.Ce. è una associazione onlus impegnata nella lotta contro l’ictus cerebrale da oltre 20 anni.

In Emilia Romagna sono presenti nove sezioni di A.L.I.Ce.: Bologna, Modena, Carpi, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Ravenna, Ferrara e Cesena.

I servizi offerti sono:

  • prevenzione tramite campagne di sensibilizzazione (conoscenza fattori di rischio modificabili e riconoscimento dei sintomi)
  • aiuto diretto agli ammalati nella fase post acuta e cronica della malattia con attività di stimolazione fisica, cognitiva e logopedica, laboratori di teatro e di canto, supporto psicologico e trasporti agli ammalati per raggiungere gli ambulatori e le sedi riabilitative territoriali.

Perché è importante la mission di A.L.I.Ce

L’ictus cerebrale colpisce ogni anno più di 9.000 persone in Emilia Romagna. Rappresenta la terza causa di morte e la principale causa di disabilità nell’età adulta.

Molte delle persone al momento delle dimissioni dall’ospedale, al di là dei postumi più o meno gravi, hanno bisogno di contatti, relazioni, informazioni, assistenza

I familiari stessi richiedono un supporto informativo, assistenziale e psicologico a seguito dell’evento.

ALICe Piacenza

A Piacenza ogni anno vengono ricoverati ogni anno circa 380 persone per ictus che raggiungono circa 600 con le recidive.

A Piacenza A.L.I.Ce. nasce nel 2005 per promuovere attività di prevenzione attraverso screening e informazioni su un corretto stile di vita.

Dal 2012 è impegnata nel sostegno della cronicità gestendo il laboratorio creativo di via Pallastrelli dove organizza corsi di stimolazione cognitima, motoria e logopedica, come intervento orientato al benessere della persona con pregresso ictus cerebrale. Queste attività mirano a favorire il mantenimento delle funzioni residue, ma anche e soprattutto a stimolare occasioni di socializzazione e inclusione sociale contro i rischi di solitudine e isolamento a cui i pazienti e i loro caregivers sono fortemente sottoposti.